“ ’Beato chi trova in Te, Signore, la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio’, canto del credente in pellegrinaggio, anelito di chi comprende che la vita è un itinerario rischiarato dalla Parola di Dio e reso possibile dalla sua Provvidenza”.
Sono le parole con cui don Renzo ha concluso la sua lettera di saluto per la solennità del Santo Natale inviata dall’ospedale di Torino dove si trovava ricoverato, sempre pieno di “quella speranza umana e cristiana” di poter tornare tra la sua gente ma all’alba del 1 gennaio, proprio nella solennità della Mater Dei titolare del Santuario, il Signore lo ha chiamato a ricevere il premio della vita eterna.
In queste righe del Salmo si può sintetizzare la vita di don Renzo,
pellegrino che amava la vita
pellegrino che sapeva vivere
pellegrino che amava il bello
pellegrinaggio che …..
pellegrino di carattere forte che per chi non lo conosceva poteva solo fermarsi a questa falsa apparenza perchè il suo cuore e il suo essere è sempre stato vicino a chi era nel bisogno non solo bisogno materiale ma spirituale.
Nei 10 anni in cui don Renzo ha prestato il suo servizio in santuario ha reso vivo il desiderio di Don Orione: “il santuario sia il fiore più bello della Congregazione”.
Ecco allora il suo infaticabile zelo espresso nelle tante iniziative che hanno reso il santuario più bello e accogliente, e poi come coronamento i lavori della Cripta e la sua consacrazione avvenuta lo scorso 20 novembre questo è stato il suo ultimo atto pubblico.
Ad uno sguardo superficiale forse, la cura esterna dell’edifico sacro poteva apparire eccessiva, ma nel dialogo personale con don Renzo emergeva tutto il suo amore per una bellezza che non era fine a se stessa, ma che doveva trasmettere al pellegrino, al viandante, al credente, le bellezza dell’incontro con il Signore.
Come non ricordare poi i rapporti cordiali che ha tessuto con tante autorità civili e militari che soprattutto nelle grandi solennità si recavano in Santuario e spesso al termine gli esprimevano la gioia di sentirsi accolti come a casa.
Parroco dal 2017 in questi anni segnati dalla parentesi della pandemia ha saputo, sostenuto dai suoi collaboratori, ridare vita all’oratorio e mantenere viva la vita di fede della comunità. Amava stare con i ragazzi come per altro lo aveva già fatto nei suoi primi anni di ministero prima a Novi Ligure poi all’Istituto Berna, luoghi in cui chi ha avuto la gioia di conoscere don Renzo serba nel cuore un ricordo indelebile per la sua umanità e simpatia che contagiava, che ti faceva sentire mai un estraneo ma una persona a lui cara.
In diocesi ha ricoperto l’incarico di vicario foraneo, compito vissuto con entusiasmo e dedizione, manifestando anche con i sacerdoti della diocesi un autentico rapporto di fraternità e collaborazione, che poi ha avuto un riscontro commovente nella numerosa partecipazione di tantissimi sacerdoti proprio al suo funerale.
La sua salma, esposta nella sua Cappellina di San Bernardino ha avuto un lungo “pellegrinaggio di fedeli” che hanno voluto rivolgergli una preghiera ed un sentito grazie.
Venerdì 3 gennaio il “suo” Santuario lo ha accolto con grande solennità e nello stesso tempo con i cuori dei presenti rotti dalla commozione. Alla presenza di circa un centinaio di sacerdoti (orionini e diocesani) insieme ai vescovi D’Ercole e Di Mauro, le consorelle, i suoi famigliari ed amici, i suoi collaboratori, le autorità civili e militari e una moltitudine di fedeli: la sua gente, i suoi parrocchiani, i suoi ragazzi, la sua corale.
Il vescovo Marini ha presieduto così la “pasqua” di don Renzo e nell’omelia ha voluto sottolineare alcuni aspetti della sua vita ed in particolare la comunione che continuerà perchè don Renzo “in Dio è in mezzo a noi, in Dio percorre ancora queste terre, in Dio è ancora in questo santuario, in Dio siamo ancora una cosa sola: lui e noi in questa fede”.
La sua salma è poi proseguita come da suo desiderio, al suo paese natale, Inarzo in provincia di Varese, per un’altra celebrazione a cui poi è seguito il rito della sepoltura tra la commozione e l’affetto dei suoi compaesani.
Don Renzo lascia un grande vuoto, ci mancherà la sua umanità, il suo essere padre ed amico, il suo entusiasmo, l’amore per la vita, il suo grande amore per il padre fondatore Don Orione e la Madonna, la sua cultura vasta e profonda. Per chi ha avuto la fortuna di conoscere bene don Renzo, lascia un segno indelebile nella memoria e nel cuore, forse come non mai sono vere le parole che ha scritto un anonimo: “nella vita non conta il cammino che fai, né le scarpe che usi, ma le impronte che lasci!”.
Grazie don Renzo amico, padre e sacerdote per sempre!
Fabio Mogni
AUDIO OMELIA (mons. Marini)
FOTO (di Luigi Bloise)